Alle sorgenti del fiume, le radici degli Alberi si mostrano fiere e piene di muscoli. Sono irrigate dalle acque della terra da onorare perché accoglie e offre ciò che serve per la Vita. Lo sguardo si sposta lentamente, risalendo, come se volesse percorrere all’indietro il letto del fiume, in realtà sta carpendo ogni dettaglio di quell’essere vivente muto ed in preghiera, un Albero.
“Se un albero ha radici profonde, i rami e le foglie non avvizziranno mai. Se la sorgente é inesauribile, il fiume non si prosciugherà mai. Senza legna il fuoco si spegne. Senza la terra le piante non crescono. Se io, Nichiren, sono diventato il devoto del Sutra del Loto e tutti parlano del prete Nichiren, sia bene che male, non lo devo forse unicamente al mio defunto maestro Dozen-bo ? Nichiren é come la pianta e il suo maestro é come la terra.”
Più lo sguardo si alza verso le fronde, più si immerge e scorge i dettagli dei rami, di quella piccola foglia tentennante, indecisa se lasciarsi andare oppure restare agganciata ancora un poco, avere la possibilità di terminare ancora una volta la respirazione cellulare e la fotosintesi. Infine cadere.
Non si crede a chi dice che gli alberi hanno un suono, una musica, una voce.
Gli alberi sanno parlare.
Che follia! Sì, una follia vera, però! Più gli occhi stabiliscono un contatto con quelle radici, quel tronco e quella chioma, più quell’albero, tempio monolitico parla.
“Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina.” cit.
Le parole dell’albero danno frutti. Li possiamo cogliere secondo il ritmo delle stagioni, li possiamo accogliere dentro di noi, diventando discepoli dell’albero, stringendo un patto: portare la sua voce nel quotidiano, in un piccolo gesto, una minuscola attenzione. Sgorga spontaneo il sì a questa richiesta. Un’alleanza che viene suggellata dalle acque sorgive, dal ventre della terra e trascende sino al cielo, ove la chioma si staglia. Oh albero, la tua è quasi nuda.
È l’Inverno, passaggio obbligato, è la morte per la vita, è il celarsi per mostrare un nuovo frutto forgiato dalla capacità di modellare e lascarsi intagliare.
Albero della Vita, luogo sacro e venerabile simbolo, connettore dei mondi e portale, al pari delle figure geometriche più usate dall’uomo, tu sei nato dalla Madre Terra e voluto dal Gran Creatore, dall’Universo, tu parli, tempio santo! Meriti tutto fuorché di essere reso schiavo e servitore di uomini dall’istinto selvaggio!
Lo sguardo che dalle acque ha percorso la tua linea, sale e scende e percepisce la bellezza e l’imponenza del tronco secolare.
Incontra la Corteccia ed ecco il tuo suono, qui vibra!
Corteccia: cuore e corteggiamento.
Oltre la scorza c’è il legno vivo e si arriva al midollo, la madre che genera lo spirito ed il soffio caratteristico di quell’Albero. Da lì è musica. Dal legno sono generati gli strumenti e gli artisti.
Oh, li si vede. Nobili cuori che si addentrano chiedendo permesso sul limitare della foresta. La brezza leggera a quella richiesta muove le cime dei pini che prestano consenso. Fanno così gli artisti di strada, quelli apparentemente burberi, i gentili, i timorosi, i vecchi lupi di mare della musica, gli alpini dei cori, i popolani… chi è un vero artista sa come chiedere permesso, conosce la disciplina e la legge dei muti maestri.
Entrano nella foresta e seguono ciascuno il proprio tracciato: non si comprende se i passi sono guidati da una consapevolezza interiore oppure è il sentiero stesso a muoversi invitando i piedi a percorrere un avvallamento e scartare un passaggio. Ma ognuno giunge al proprio albero! Ed è magnifico a quel punto: un paio di mani, timide e piene di riverenza, si aprono, si distendono e con una lentezza devota si avvicinano al tronco, alla corteccia. La danza del richiamo, tra amato e amante, tra sposo e sposa. Dopo un lasso di tempo che sfiora l’infinito desiderio di compimento ecco i palmi si poggiano su quella scorza e si sente tutta l’anima del Maestro Albero. L’albero, sposo paziente suggella l’incontro lagrimando resina.
Una fede brilla.
Albero e artista si sono ritrovati. Sono uno e come testimoni hanno il creato. Da un Albero Maestro e da un artista nasce e si genera la musica, lo strumento.
Ben lo sanno gli artigiani, ben lo sa chi ha orecchio per la bellezza, ed un buon contadino questo lo sa… sono i primi che intonano i canti. Sono i primi che si commuovono dinanzi ad una foresta attraversata da raggi di Sole, sono i primi che bussano alla corteccia per capire se è possibile ricuperarla oppure ha un altro destino, e quel destino è in uno strumento.
Da quella scorza, da quel legno madre nascono gli strumenti e gli artisti.
Ricongiungere strumenti ed artisti all’Albero Maestro è fonderli di nuovo per creare ciò che più manca oggi, la bellezza e la magia. Strumento musicale, arpa o cetra che sia, flauto o violino, artisti di qualsiasi estro con animo puro e gaio uniti al proprio albero diventano testimoni di bellezza in questo mondo.
Per questo prossimo Natale, dopo mesi di sofferenza, un gesto, un simbolo piccolo: scegliere di piantare un albero ed adottare un artista. Questa è la proposta di Return2Nature e qui (maggiori dettagli) potrete avere un’ampia visione delle possibilità come Dono speciale per questo Tempo di Festa e di Luce da accendere con la Natura, con un Artista e la Musica.
erica g.